L'Innfamia si cancella sul palcoscenico
#CEARPES #CooperativaLILIUMAvvenire 23/11/2014
Nell'opera "Nove petali di loto" la storia della coop CEARPES di Chieti , distrutta da una bugia.
Avvenire 23/11/2014 Mallagiustizian. 2
L'infamia si cancella sul palcoscenico
La giustizia, alla fine, ha fatto il suo corso. Molto lentamente, ma lo ha fatto: i 32 imputati sono stati assolti confor‑
mala piena da tutte le accuse. Ma nessun sospiro di sollievo per qu este persone e le loro famiglie: dopo nove lunghi anni, la loro vita è stata azzerata da un sistema giudiziario in cui accusa e sensazionalismo mediatico vanno a braccetto, complici la lentezza dei processi e le copie in più quando si evocano mostd e misteri e casi da risolvere.12 o - pera di cine-prosa "Novepetalidi loto"
di MiloVallone e Luca Pompei, messa
in scena in prima nazionale martedì
scorso al Teatro Fontana di Milano e
ora in giro per l'Italia, è liberamente
ispirata al clamoroso caso di malagiustizia
che ha travolto la cooperativa Cearpes
di San Giovanni »affilo, in provincia
di Chieti. All'epoca dei fatti, un vero e proprio centro di eccellenza nel centro -sud per l'accoglienza di minori cori gravi e gravissimi disagi socio-comportarnentali e psichiatrici, utenti in doppia diagnosi, e problemi di dipendenze e psichiatrici. Una realtà che aveva un fatturato di oltre 5 milioni di euro, 100 dipendenti, 50 ospiti in due complessi dotati di tutte le autorizzazioni
e numerose visite di personalità polltiche
e istituzionali affascinate da un esempio
di accoglienza e cura.
di MiloVallone e Luca Pompei, messa
in scena in prima nazionale martedì
scorso al Teatro Fontana di Milano e
ora in giro per l'Italia, è liberamente
ispirata al clamoroso caso di malagiustizia
che ha travolto la cooperativa Cearpes
di San Giovanni »affilo, in provincia
di Chieti. All'epoca dei fatti, un vero e proprio centro di eccellenza nel centro -sud per l'accoglienza di minori cori gravi e gravissimi disagi socio-comportarnentali e psichiatrici, utenti in doppia diagnosi, e problemi di dipendenze e psichiatrici. Una realtà che aveva un fatturato di oltre 5 milioni di euro, 100 dipendenti, 50 ospiti in due complessi dotati di tutte le autorizzazioni
e numerose visite di personalità polltiche
e istituzionali affascinate da un esempio
di accoglienza e cura.
Ma il 2004 e il 2005, l'inizio della fine: presunti casi di naaltrattamenti, fatti emergere ad arte da rappresentanti di realtà concorrenti di Cearpes (e quindi interessate a prendeme il posto), hanno fatto scattare ripetute indaffini che, vessazione dopo vessazione, articolo dopo articolo, hanno cliffusonell'opinione pubblica locale l'idea che quel‑
l'esempio virtuoso celasse, in realtà, una casa degli orrori, a discapito di utenti indifesi e fragili. Nel frattempo, cento dipendenti licenziati (di cui alcuni tornati nel preceden - te stato di tossicodipendenza e tre morti per overdose), settantafamiglie sul lastrico, proprietà messe in vendita, ospiti della struttura disloc ad in altre o abbandonati al loro destino, otto milioni di patrimonio perduto, e via dicendo. Eimbattibile "macchina del fango", ancora una volta, è andata pitl veloce di quella s orma cchios a, per non dire connivente, della giustizia italiana, che ha emesso i suoi verdetti di assoluzione soia all'inizio di quest'anno.
Sulla scia della tradizione del "teatro
civile", pensato per denunciare
ingiustizie, anche "Nove petali
di loto" nasce come meticolosa operazione-verità per provare ad affiancare all'assoluzione la dignità delle vittime di questa macchina del fango, ma anche per accendere i riflettori sulla schizofrenia, su come la sicura, sulle professionalità necessarie, e aprire un varco sulla malattia mentale, un mondo che esiste ma che n on si vuo - le accettare perché ha sempre fatto paura. «I segni di un calvario giudiziario ed umano, pure con la completa assoluzione, ci sono rimasti impressi sulla pelle — spiega Dominique Quattrocchi, fondatore della cooperativa Cearpes — e nessuno si è preso la briga di chiedere scusa. Ora che abbiamo ottenuto
giustiziacrediamo di avereildovere di
raccontare la nostra storia e di chiedere una completa riabilitazione dei nostri nomi, del nostro passato, del nostro lavoro». «Il fiore di loto — spiega Milo Vallone, autore
e attore — è bellissimo ma la sua esistenza
non è così facile. Quando inizia a germogliare,
si trova sotto l'acqua sporca di
laghi o piccoli stagni, circondato da fango e melma e tormentato da pesci e insetti. Ma il flore di loto si fa forza e, crescendo, sale verso la superficie dell'acqua per emergere in tutta la sua bellezza. Questo spettacolo racconta una storia vera e triste di malagiustizia».
civile", pensato per denunciare
ingiustizie, anche "Nove petali
di loto" nasce come meticolosa operazione-verità per provare ad affiancare all'assoluzione la dignità delle vittime di questa macchina del fango, ma anche per accendere i riflettori sulla schizofrenia, su come la sicura, sulle professionalità necessarie, e aprire un varco sulla malattia mentale, un mondo che esiste ma che n on si vuo - le accettare perché ha sempre fatto paura. «I segni di un calvario giudiziario ed umano, pure con la completa assoluzione, ci sono rimasti impressi sulla pelle — spiega Dominique Quattrocchi, fondatore della cooperativa Cearpes — e nessuno si è preso la briga di chiedere scusa. Ora che abbiamo ottenuto
giustiziacrediamo di avereildovere di
raccontare la nostra storia e di chiedere una completa riabilitazione dei nostri nomi, del nostro passato, del nostro lavoro». «Il fiore di loto — spiega Milo Vallone, autore
e attore — è bellissimo ma la sua esistenza
non è così facile. Quando inizia a germogliare,
si trova sotto l'acqua sporca di
laghi o piccoli stagni, circondato da fango e melma e tormentato da pesci e insetti. Ma il flore di loto si fa forza e, crescendo, sale verso la superficie dell'acqua per emergere in tutta la sua bellezza. Questo spettacolo racconta una storia vera e triste di malagiustizia».
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