Lecco, il giudice chiude Narconon
ORTE NELLA COMUNITA' . I 60 ospiti del centro che cura i drogati
sono stati trasferiti in un' altra struttura TITOLO: Lecco, il giudice
chiude Narconon Il "Tucano" di Taceno sequestrato per negligenze
professionali - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
- - - - - LECCO . I due giovani ospiti della comunita' di recupero
Narconon, a Tartavalle di Taceno, Valsassina, deceduti a tre giorni di
distanza l' uno dall' altro: il giudice ha fatto chiudere il centro per
"gravi insufficienze sotto il profilo della professionalita' del
personale" (all' inizio c' era stata una decina di informazioni di
garanzia). Nella palazzina . l' ex albergo Tartavalle ora ribattezzata
Tucano . i carabinieri si sono presentati ieri alle 9.30 muniti del
provvedimento di sequestro dell' immobile firmato dal gip di Lecco
Gianmarco De Vincenzi che ha accolto la richiesta del pm. La struttura,
in funzione da circa un anno e mezzo, ospitava una sessantina di
tossicodipendenti desiderosi di uscire dal tunnel e una ventina di
operatori (molti con storie di droga alle spalle anche loro). Nessun
medico: la riabilitazione e' ritenuta un processo soprattutto
"didattico". I due ospiti deceduti in febbraio per motivi non ancora
chiariti mentre si sottoponevano al "programma di riabilitazione" si
chiamavano Giuseppe Tomba, 26 anni, di Solaro (Milano), e Paride Elia,
22, di Grassobbio (Bergamo), entrambi da poco tempo in comunita' . Il
primo e' stato stroncato (pare infarto) nel cortile. Per l' altro
(insufficienza renale) si e' riusciti a trasferirlo ancora vivo nell'
ospedale lecchese ma era gia' in condizioni disperate. "Una tragica
fatalita' ", secondo il centro. "Spiegazione" che evidentemente non ha
convinto il magistrato. Gli operatori di Narconon, che si ispirano ai
principi di Ron Hubbard (ma negano ogni collegamento con la Chiesa di
Scientology gia' al centro di inchieste), ritorcono le accuse contro chi
"ributta sessanta tossicomani in strada". Ma, polemiche e proteste a
parte, hanno dovuto tirare le conseguenze attivandosi perche' i ragazzi
trovassero posto in un' altra sede del giro Narconon . 13 centri in
tutta la penisola. Cosi' nel tardo pomeriggio di ieri due pullman hanno
caricato ospiti e operatori diretti, a quanto sembra, a Pesaro. I
carabinieri, che hanno cercato di evitare ogni tensione, avevano
avvertito i familiari dei giovani spiegando i motivi del sequestro e
invitandoli a venire a prendere i figli. Una richiesta che pero' quasi
nessuno ha accolto. Sono stati proprio i genitori infatti a chiedere che
i ragazzi venissero sistemati in altri centri Narconon, "desiderio" che
i responsabili del "Tucano" hanno accolto senza farsi pregare, decisi a
continuare la loro opera altrove. Le polemiche su Tartavalle, una
frazione di Taceno, conosciuta per le terme e meta di turisti prima
dell' arrivo dei seguaci di Ron Hubbard, continuavano da tempo anche se
non e' mai stato provato un aumento della criminalita' da quando si e'
insediata Narconon. Il sindaco qualche mese fa aveva revocato la licenza
alla struttura perche' erano venuti meno i requisiti del pubblico
esercizio visto che era occupata interamente dalla comunita' e non
poteva certamente essere disponibile per i turisti. Il tentativo di fare
piazza pulita non e' pero' riuscito e la comunita' ha continuato a
funzionare come affittuaria della proprieta' dello stabile, la societa'
Tartavalle Sas. Le acque sembravano essersi calmate fino a quando, a
meta' febbraio, e' esplosa come una bomba la notizia dei due giovani
morti a pochi giorni di distanza. Molto simili i sintomi accusati da
entrambi: vomiti continui, scompenso elettrolitico. Da questo espisodio
e' partita una ulteriore raffica di controlli da parte della
magistratura e in particolare del sostituto procuratore Bruno Casciarri
in collaborazione con i carabinieri di Lecco del capitano Mauro Masic.
In breve si e' arrivati alla richiesta di sequestro poi accolta dal gip.
Nel dispositivo del magistrato vengono citate cinque persone: Marilena
Acquistapace, rappresentante della proprieta' dell' immobile, Viviana
Giroletti, amministratrice del centro Narconon, Michele Dinoia,
presidente della struttura, Giuseppe Cari' , il medico esterno
utilizzato dal centro, e Maria Vincenza Palmieri, supervisore tecnico.
Non sono coinvolti direttamente, e' bene precisare, nella morte dei due
tossici. Piuttosto si contesta loro, secondo i vari ruoli e le diverse
responsabilita' , di avere aperto un istituto di cura senza averne i
requisiti (la Regione ha respinto la richiesta di iscrizione del
Narconon all' albo delle comunita' terapeutiche proprio per la mancanza
delle condizioni ritenute indispensabili), e si fa cenno a "neglingenza e
imperizia" da parte degli operatori. Sono accuse pesanti che i
responsabili respingono pero' con estrema decisione, ribadendo la
validita' dei loro metodi . niente metadone, un trattamento a base di
vitamine e sali minerali per rigenerare l' organismo, piu' saune,
palestra e "programmi didattici" per il recupero morale . e affermando
che l' obiettivo dei loro "nemici" e' di cacciarli per riaprire l'
albergo e riprendere gli affari legati alla presenza delle terme. Quanto
infine alla polemiche sulle "donazioni" da parte degli ospiti . in
pratica una tariffa sui 15 milioni di lire . sostengono che la somma
serve solo a coprire le spese . la presenza in comunita' dura in media
dai tre ai cinque mesi . e a tenere l' ex albergo in condizioni
decorose. La vicenda finisce qui? Non sembra e si annunciano altre
pagina calde. Da una parte Narconon, che afferma di avere finora
salvato, in Italia, centinaia di giovani, pare deciso a chiedere la
riabilitazione, ma l' accusa, una volta conclusi gli esami necroscopici
sulle vittime . e' stato corretto il trattamento usato verso due giovani
debilitati dalla droga ., potrebbe avere in serbo altre pesantissime
carte.
Achler Laura
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