Nel 1966 venne concesso al fondatore di Scientology un brevetto per “un dispositivo di misurazione e indicazione dei cambiamenti nella resistenza di un corpo vivente” (anche se l’elettrospsicometro venne sviluppato da uno psicanalista adepto della chiesa, Volney G. Mathison). John Travolta, in un’intervista alla rivista tedesca STERN, parla degli effetti benefici da lui ricevuti mediante l’uso quotidiano dell’elettropsicometro: “Io lo uso tutto i giorni, e mi ringiovanisce tutte le volte”. Ma come funzionerebbe, e che giovamenti sarebbe in grado di dare al “paziente” l’e-meter? secondo le teorie di Scientology l’uso dell’ e-meter servirebbe a colui che lo utilizza a misurare il suo stato mentale, e ad identificare le zone da trattare, permettendogli di scaricare esperienze traumatiche o negative, sottoforma di energia. I dubbi sorgono spontanei visto che nel libro “What is Scientology”, edito dalla chiesa stessa, si legge: “l’elettropsicometro è uno strumento religioso usato nel confessionale della chiesa. Esso in se stesso non fa nulla ed è usato soltanto dai ministri per assistere i parrocchiani al fine di identficare aree di disagio o di travaglio spirituale”.
In seguito ad un pronunciamento del 1963 della “Food and Drug Administration” degli Stati Uniti, la chiesa di Scientology non può più rifersi all’e-meter definendolo dispositivo medico, ma solo come “manufatto religioso”: evidentemente le autorità americane, la pensano in maniera simile a chi scrive, e reputano lo stumento in questione, uno strumento religioso, anche se innocuo.
Consiglio infine a tutti i lettori il libro di Michele C. Del Re, “Le nuove sette religiose. Culti e sette emergenti di tutto il mondo. Guru, santoni e manipolatori di anime”, edito da Germese, ma reperibile in forma completa anche sul web.
Alice Ughi
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