Assolti i vertici della Cooperativa Cearpes-Coop Lilium perché il fatto
non sussiste. Scagionati Quattrocchi Dominique e Gabriele Pompinetti
Assolti in Appello perché il fatto non sussiste, con richiesta di assoluzione formulata dallo stesso Pm nel procedimento di secondo grado, il giudice Ettore Picardi, il quale ha ritenuto “più che convincenti” i motivi di appello predisposti dal difensore Avv. Federico Di Giovanni di Pescara. È l’epilogo della vicenda che ha visto coinvolti Dominique Quattrocchi e Gabriele Pompinetti. Nei loro confronti gravava l’accusa di reato di bancarotta fraudolenta formulata in primo grado dal Pm di Chieti Giuseppe Falasca.

In tal modo la cooperativa Cearpes – dal 2007 posta in liquidazione coatta amministrativa – si sarebbe trovata nell’impossibilità di esercitare qualsiasi attività economica e si sarebbero ostacolati gli organi del fallimento nella liquidazione dell’attivo. Secondo le accuse la presunta manovra avrebbe danneggiato i creditori dell’azienda insolvente Cearpes e avrebbe reso difficile la ricollocazione sul mercato di beni non immediatamente disponibili, ed in questo si sarebbe ravvisato un reato. Il proscioglimento da ogni accusa è avvenuto tramite sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila datata 27 giugno 2013, collegio composto dai giudici Fabrizia Francabandera, presidente, Aldo Manfredi e Gabriella Tascone. La sentenza ha dimostrato come il contratto intercorso tra Cearpes e Lilium non fosse assolutamente dettato da finalità illecite, tutt’altro: la decisione di trasferire l’azienda a una nuova società, costituita ad hoc, era determinata «dalla necessità di non interrompere il servizio» (delicatissimo, che la cooperativa Cearpes «non era al momento più in grado di fornire per le condizioni economiche in cui versava») e «di evitare la dispersione del patrimonio professionale della stessa».

Finalmente si è riconosciuta in tutto questo l’intenzione «di proteggere tale patrimonio aziendale e mantenere l’attività nella prospettiva di salvataggio della società Cearpes».
Proprio la non valorizzazione del patrimonio, se fosse stato lasciato inattivo sotto la semplice custodia dei commissari liquidatori, ne avrebbe sicuramente dissolto, entro breve tempo, ogni valore e anche ogni possibilità reddituale e occupazionale. In effetti, la parte di patrimonio immobiliare rimasta nelle disponibilità dei commissari Cearpes, precisamente i professionisti Francesco Arangio e Fabrizio Di Lazzaro di Roma e Dino Ricciuti di Pescara, ha perso ogni valore, tanto che, a seguito dei ribassi d’asta, oggi vanno in vendita a meno di un quinto del loro valore.
San Giovanni Teatino, 18 Settembre 13
Lilium Soc. Coop. a r.l. Onlus
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