La mia esperienza in Scientology 13 febbraio 2010 di superciccia
Ho pensato un pò a quale sarebbe dovuto essere il primo tema da
affrontare in questa “rubrica” e credo che, pur essendo un argomento
delicato, sia giusto partire da Scientology, quantomeno per dichiarare
apertamente una delle variabili che ha influenzato il mio approccio alla
vita..
Non intendo in alcun modo invogliare qualcuno di voi a iniziare un loro corso, soprattutto perchè, per arrivare a scoprire quello che io ho appreso per “altre vie”, dovreste spendere qualche migliaio di euro.. e non i pare il caso.
Vorrei solo spiegare ai tanti che ne hanno sentito parlare (in genere male), che probabilmente non sanno realmente di cosa si tratti A MENO CHE non ne abbiano sentito parlare DIRETTAMENTE da qualcuno che ne abbia fatto parte, onestamente, per un tempo significativo.
Mi sembra doveroso fare una piccola DIGRESSIONE su cosa sia Scientology.
.
Si tratta di una comunità (setta, chiesa.. chiamatela come vi pare, loro stessi lasciano completa libertà in tal senso) in cui si studiano le idee, da loro considerate geniali, dello scrittore di libri di fantascienza, Ron Hubbard (1911-1986).
Il suo pensiero si basa sulla convinzione che le varie discipline che oggi noi studiamo (es: sociologia, matematica, filosofia, psicologia, fisica, biologia..) nacquero con scopo di rendere, non tanto il singolo individuo, quanto l’umanità, più consapevole di se stessa e del mondo che la circonda.. Diversi approcci, dunque, per raggiungere un bene comune.
Quello che però accadde del corso dei secoli, fu che ciascuna disciplina finì con il concentrarsi solo su se stessa perdendo completamente di vista il proprio scopo “più alto”; ciascuna, ad esempio, adottò terminologie sofisticate e settoriali, trascurando il fatto che ciò avrebbe ostacolato la divulgazione e, conseguentemente, qualunque preziosissimo effetto sinergico che avrebbe dovuto derivarne.
Accortosi di questa situazione, Ron Hubbard svolse una sorta di confronto incrociato tra le varie materie, al fine di trovare dei punti d’incontro, convinto fosse possibile ricondurre migliaia di anni di studi a poche grandi regole di vita condivise da tutti gli studiosi.
Di fatto, gran parte di quello che si impara in Scientology, è un collage di ciò che avete imparato a scuola, selezionato e messo in connessione secondo la logica e la direzione interpretative dello scrittore e condito dalle regole, basilari ed evolute, di buonsenso; del resto Ron Hubbard ha sempre ammesso: “io non ho inventato nulla. Mi sono limitato ad osservare le conclusioni degli altri, cercare un filo conduttore e trovargli un senso più ampio”.
Esistono poi delle sue teorie sulla psichiatria, gli psicofarmaci e i traumi, che al momento non ho intenzione di trattare poiché non ho una posizione in merito (nel senso che le trovo interessanti, ma nulla più) e questa rubrica non vuole essere un trattato su Scientology.
Per capire meglio questa “filosofia” e come opera, credo sia interessante mostrarvi la serietà e la diligenza con cui si approcciano allo studio.
.
Il pensiero di Hubbard, infatti, non viene tramandato a voce, bensì tramite l’analisi dei suoi libri, suddivisi per argomenti e livelli di approfondimento. Libri che dovrete acquistare naturalmente.
Il lavoro viene svolto in classi apposite in cui è sempre presente un supervisore allo scopo di aiutare lo studente nella comprensione. La regola fondamentale che vi viene chiesto di rispettare (oltre al silenzio), è quella di non proseguire MAI nella lettura senza aver perfettamente compreso il significato di OGNI singolo termine; ma quand’anche voi faceste domande, sareste semplicemente invitati ad individuare il periodo che non avete compreso poi vi verrebbe chiesto, di spiegare, con degli oggetti colorati, il significato di alcune parole (che loro sanno essere critiche) infine, in caso di tentennamenti, vi suggerirebbero di cercarle sui dizionari che vi mettono a disposizione.
Restereste sorpresi nello scoprire quanto, non solo saltare un termine che non conosciamo, ma persino la scelta dell’accezione sbagliata di un vocabolo comune, ostacoli la comprensione della frase successiva, sino a rendere incomprensibili interi concetti, pagine dopo. In Scientology come all’università.
Alla fine del corso vi viene chiesto di sostenere un test finale in cui dovrete dimostrare di aver compreso il significato di alcuni concetti, con l’ausilio di mattoncini o plastilina (solo nei corsi base può essere in forma scritta); secondo loro questa tecnica “non verbale”, consente di verificare “presto e bene”, se i concetti siano stati ben assimilati dallo studente. Solo allora riceverà un attestato e potrà passare al corso successivo.
Fatta questo breve quadro generale, direi di passare alla mia avventura.
.
Circa 3 anni fa un mio caro amico, entrato negli “anta” da qualche primavera, un giorno mi confessò di esser stato uno Scientologist per oltre 10 anni.
Era una persona a cui volevo molto bene e con la quale ho sentito una straordinaria affinità sin da subito, ma soprattutto, qualcuno con cui ho sempre potuto parlare degli argomenti più disparati e il cui punto di vista sulle cose era, non solo estremamente stimolante (oltre che molto affine al mio), ma sembrava quasi derivare da un’ inspiegabile saggezza interiore, misteriosa quanto affascinante.
Quando dunque mi fece quella “rivelazione”, subito pensai: “come può un uomo adulto, colto, brillante, un imprenditore che stimo tanto, essersi fatto raggiare per oltre 10 anni da una setta e parlarmene persino bene a posteriori oltretutto?!”.
Solo l’affetto e la grande stima che nutrivo per lui, mi permisero di superare i pregiudizi e dare a me stessa la possibilità di formulare un’idea mia su questa realtà che credevo di conoscere ma di cui sapevo solo quello che i giornali mi raccontavano.
Con il tempo così mi resi conto che molto di quello che lui era e pensava, molto di quei ragionamenti che tanto mi affascinavano e che contribuivano a renderlo una persona così interessante, li aveva appresi proprio sui libri di Scientology e così, nei due anni in cui ci siamo frequentati assiduamente, mi ha trasmesso molto di quello che sapeva e una parte di quello che oggi sono sicuramente lo devo a lui dunque indirettamente a Scientology.
E’ doveroso da parte mia fare una precisazione: io non sto affermando che i casi di cronaca che avrete sentito relativi a questa comunità siano falsi o veri, non lo so, ma in generale considero probabile che ci siano mele marce e non sto nemmeno affermando che sia un ente benefico. Dico solo che LA MIA esperienza è stata interessante e molto serena.
L’unico grosso neo che devo riconoscere loro, è l’insistenza nel spronarti ad essere un membro attivo, che si manifesta con il continuo invito a corsi ed attività di ogni tipo (tutte rigorosamente a pagamento) e con l’invio di materiale pubblicitario via mail e via posta.
Per intenderci: dopo oramai due anni, dalla mia fugace partecipazione, ricevo ancora almeno 3 o 4 mail alla settimana e, se non avessi cambiato casa e numero di cellulare (per altri motivi), probabilmente, prima o poi, li avrei mandati a cagare… Cosa che non avrebbe sortito alcun effetto perché sarei stata contattata sempre da una persona diversa che avrebbe fatto finta di non sapere della mia sfuriata. Per sempre temo.
Però anche qui devo precisare una cosa: non si tratta di un’insistenza come potreste immaginarla: sono persone carine e gentili che sorridono sempre e che sembrano tenere alla tua presenza e crescita personale e si propongono di aiutarti anche investendo molto del proprio tempo ad ascoltare le tue “paturnie” e dandoti consigli.
Per onestà intellettuale, faccio presente che sono pagati a percentuale su qualunque vostro esborso.
Faccio però presente che, in pratica, lo sono anche i preti i quali vengono stipendiati a seconda della grandezza della parrocchia prima, e dell’incremento dei fedeli che riescono ad ottenere, dopo. Sempre in nome dell’ onestà intellettuale, fate le vostre riflessioni su entrambe le situazioni.
Insomma quello che cerco di trasmettervi è che, a prenscindere da quello che avete sentito, rielaborando una frase di Ron Hubbard (scusate ma non la so a memoria): “un uomo che meriti di esser definito tale, è disposto a difendere con passione e determinazione ciò in cui crede; ma perché si trovi nel giusto, deve credere e quindi difendere, solo quello che abbia sperimentato personalmente e non “per sentito dire”. L’esperienza altrui può solo indicare la via, non quello che si impara percorrendola ”.
Nessun commento:
Posta un commento