TRA ESORDI PSICOTICI E DOPPIA DIAGNOSI
LA PERSONALITA’ PREMORBOSA
di Massimo Di
Giannantonio
Negli ultimi tempi si è rivolta una
particolare attenzione allo studio degli esordi psicotici , soprattutto agli
studi sulla personalità premorbosa. L’osservazione clinica di soggetti con
tratti pseudo-depressivi, comportamenti bizzarri ma non inquadrabili in una
categoria diagnostica definita ha suscitato molti interrogativi, visto anche le
caratteristiche che accomuna questi pazienti. Ma quali aspetti e comportamenti
definiscono la personalità premorbosa? Una vasta percentuale di soggetti,
soprattutto adolescenti, mostrano scarse capacità aritmetiche, poca
motivazione, poca tolleranza alle frustrazioni e qualche difficoltà nel
mantenere l’attenzione. Studi longitudinali effettuati su bambini a rischio
che, successivamente, hanno sviluppato la malattia, hanno evidenziato anche
anomalie nelle prestazioni cognitive, scarsa capacità di contatto emotivo e
fini alterazioni della psicomotricità.
A tal proposito, risultano molto interessanti gli
studi che hanno valutato la performance intellettiva in bambini, adolescenti e
adulti prima dell’inizio della malattia. Questi studi hanno, infatti, rilevato
un Quoziente Intellettivo mediamente inferiore nei soggetti che a distanza di
anni si sono ammalati di schizofrenia rispetto al gruppo di controllo. Questo
dato indica chiaramente che i soggetti cosiddetti “a rischio” per schizofrenia
presentano un persistente deficit parziale di funzionamento cognitivo.
Solitamente, adolescenti che si ammalano di schizofrenia vengono descritti come
soggetti che hanno avuto sempre
difficoltà a stringere amicizie, non hanno mai praticato nessuno sport
soprattutto a livello agonistico e trascorrono la maggior parte del tempo ad
ascoltare musica e guardare la televisione. Vi sono anche soggetti che, prima
dell’inizio della fase acuta della malattia, sono stati avidi lettori di libri
di psicologia, di filosofia, di religioni esoteriche e di astrologia. Inoltre,
al contrario degli adolescenti sani, questi soggetti non sembrano confrontarsi
adeguatamente con l’esterno, non vivono le difficoltà tipiche del periodo
adolescenziale con serenità e, soprattutto, non riescono a sganciarsi dalla
famiglia di origine per crearsi una propria identità. Tuttavia, non è da
escludere che possano riscontrarsi soggetti con un funzionamento cognitivo
premorboso perfettamente normale o addirittura superiore alla normalità
statistica. .Molto spesso questi tratti caratteriali vengono diagnosticati
secondo i criteri del DSM-IV come Disturbo Schizoide e Disturbo Schizotipico di
personalità (Cluster A). Tuttavia, l’esistenza di una personalità schizoide o
schizotipica può costituire un fattore di rischio per la schizofrenia ma non
una condizione necessaria. Secondo alcuni autori la schizotimia mostra una
struttura multidimensionale che ricalca la struttura tridimensionale dei
sintomi schizzo-
frenici: positivi, negativi, da
disorganizzazione. Per quanto metodologicamente diversi, gli studi sperimentali
relativi al periodo pre-morboso/prodromico possono venire utilizzati per
costruire un identikit. I risultati preliminari di una rassegna critica della
letteratura sperimentale mettono in evidenza cinque categorie che ne delineano
in modo abbastanza preciso l’immagine:
- Difficoltà nelle relazioni interpersonali, comprendendo tutti i segni psicopatologici che fanno riferimento a disturbi nella sfera sociale;
- Disturbi socio-emozionali, vale a dire i disturbi della sfera emotiva ben evidenti nel rapporto con gli altri individui;
- Disturbi di sé nell’ambito della percezioni, del pensiero, del linguaggio e delle motivazioni, fino ai cosiddetti sintomi base;
- Disturbi delle funzioni neuropsicologiche
- Disturbi del neurosviluppo.
L’interesse per la personalità
premorbosa ha sicuramente esteso il campo verso nuovi orizzonti di ricerca.
Negli ultimi tempi l’interesse dei ricercatori si è esteso anche ad altri
possibili fattori di rischio per l’insorgenza dei sintomi prodromici oltre a
quelli costituzionali ed ereditari.
Gli studi sulla doppia diagnosi e
sugli effetti delle sostanze tossiche nello sviluppo della malattia
schizofrenica ha suscitato negli scienziati altri interrogativi su possibili
relazioni causa-effetto. E’ possibile ipotizzare una correlazione tra uso di
sostanze e insorgenza dei sintomi prodromici? Esiste una correlazione tra
esordi psicotici e doppia diagnosi?
Sulla base di questi interrogativi i
ricercatori hanno sviluppato nuove linee di ricerca rivolte ad individuare le
possibili correlazioni tra esordi psicotici ed uso di sostanze stupefacenti
approfondendo gli aspetti legati alla comorbidità tra diagnosi psichiatrica e
diagnosi di tossicofilia. Fino ad oggi, infatti, la ricerca scientifica ha
posto la sua attenzione soprattutto sulla vasta area del disturbo schizofrenico
e dei segni psicopatologici correlati al suddetto disturbo. Un gruppo di autori
ha rivolto la propria attenzione a quei sintomi caratterizzati da segni
depressivi, con sintomatologia negativa ed ansiosa, sintomi psicopatologici che
sembrano caratterizzare i primi stadi del disturbo. Altri, ancora, hanno
investigato la relazione tra l’uso di sostanze durante l’adolescenza e il
depauperamento cerebrale nella prima età adulta con le conseguenti
disfunzionalità cognitive che ne derivano.
Poca attenzione è stata rivolta alla
comorbidità in pazienti con esordi psicotici. Inoltre, si cerca di indagare
anche la possibile predittività del consumo di sostanze durante l’età
adolescenziale e l’emergenza di sintomi prodromici nella prima età adulta. Tra
i recenti studi effettuati tra il 2006 e il 2007 due in particolare hanno
analizzato in modo peculiare questi aspetti, ponendosi l’obiettivo di ampliare
la conoscenza scientifica su questo aspetto e, di conseguenza poter sviluppare
adeguati interventi preventivi. Infatti, come spiegato, precedentemente nella
mia trattazione, un riconoscimento precoce dei sintomi prodromici permette
anche un intervento altrettanto tempestivo per impedire l’insorgenza della
malattia mentale.
Massimo Di Giannantonio,
è professore ordinario di Psichiatria presso la facoltà di Psicologia
dell'Università "G. d'Annunzio". Componente del comitato esecutivo e
del consiglio direttivo della Società Italiana di Psichiatria e vice presidente
della Società Italiana di Psicotecnologie e Clinica dei Nuovi Media, dirige il
Centro di Salute Mentale della ASL di Chieti. Fondatore e componente
dell'esecutivo della Società Italiana delle Dipendenze e della Società Italiana
per la formazione in Psichiatria, è stato presidente del comitato scientifico
del 44° Congresso nazionale SIP.
Nessun commento:
Posta un commento