lunedì 13 gennaio 2014

TRA ESORDI PSICOTICI E DOPPIA DIAGNOSI

TRA ESORDI PSICOTICI E DOPPIA DIAGNOSI

LA PERSONALITA’ PREMORBOSA


di Massimo Di Giannantonio

Negli ultimi tempi si è rivolta una particolare attenzione allo studio degli esordi psicotici , soprattutto agli studi sulla personalità premorbosa. L’osservazione clinica di soggetti con tratti pseudo-depressivi, comportamenti bizzarri ma non inquadrabili in una categoria diagnostica definita ha suscitato molti interrogativi, visto anche le caratteristiche che accomuna questi pazienti. Ma quali aspetti e comportamenti definiscono la personalità premorbosa? Una vasta percentuale di soggetti, soprattutto adolescenti, mostrano scarse capacità aritmetiche, poca motivazione, poca tolleranza alle frustrazioni e qualche difficoltà nel mantenere l’attenzione. Studi longitudinali effettuati su bambini a rischio che, successivamente, hanno sviluppato la malattia, hanno evidenziato anche anomalie nelle prestazioni cognitive, scarsa capacità di contatto emotivo e fini alterazioni della psicomotricità.

A tal proposito, risultano molto interessanti gli studi che hanno valutato la performance intellettiva in bambini, adolescenti e adulti prima dell’inizio della malattia. Questi studi hanno, infatti, rilevato un Quoziente Intellettivo mediamente inferiore nei soggetti che a distanza di anni si sono ammalati di schizofrenia rispetto al gruppo di controllo. Questo dato indica chiaramente che i soggetti cosiddetti “a rischio” per schizofrenia presentano un persistente deficit parziale di funzionamento cognitivo. Solitamente, adolescenti che si ammalano di schizofrenia vengono descritti come soggetti che  hanno avuto sempre difficoltà a stringere amicizie, non hanno mai praticato nessuno sport soprattutto a livello agonistico e trascorrono la maggior parte del tempo ad ascoltare musica e guardare la televisione. Vi sono anche soggetti che, prima dell’inizio della fase acuta della malattia, sono stati avidi lettori di libri di psicologia, di filosofia, di religioni esoteriche e di astrologia. Inoltre, al contrario degli adolescenti sani, questi soggetti non sembrano confrontarsi adeguatamente con l’esterno, non vivono le difficoltà tipiche del periodo adolescenziale con serenità e, soprattutto, non riescono a sganciarsi dalla famiglia di origine per crearsi una propria identità. Tuttavia, non è da escludere che possano riscontrarsi soggetti con un funzionamento cognitivo premorboso perfettamente normale o addirittura superiore alla normalità statistica. .Molto spesso questi tratti caratteriali vengono diagnosticati secondo i criteri del DSM-IV come Disturbo Schizoide e Disturbo Schizotipico di personalità (Cluster A). Tuttavia, l’esistenza di una personalità schizoide o schizotipica può costituire un fattore di rischio per la schizofrenia ma non una condizione necessaria. Secondo alcuni autori la schizotimia mostra una struttura multidimensionale che ricalca la struttura tridimensionale dei sintomi schizzo-

frenici: positivi, negativi, da disorganizzazione. Per quanto metodologicamente diversi, gli studi sperimentali relativi al periodo pre-morboso/prodromico possono venire utilizzati per costruire un identikit. I risultati preliminari di una rassegna critica della letteratura sperimentale mettono in evidenza cinque categorie che ne delineano in modo abbastanza preciso l’immagine:

  1. Difficoltà nelle relazioni interpersonali, comprendendo tutti i segni psicopatologici che fanno riferimento a disturbi nella sfera sociale;
  2. Disturbi socio-emozionali, vale a dire i disturbi della sfera emotiva ben evidenti nel rapporto con gli altri individui;
  3. Disturbi di sé nell’ambito della percezioni, del pensiero, del linguaggio e delle motivazioni, fino ai cosiddetti sintomi base;
  4. Disturbi delle funzioni neuropsicologiche
  5. Disturbi del neurosviluppo.

L’interesse per la personalità premorbosa ha sicuramente esteso il campo verso nuovi orizzonti di ricerca. Negli ultimi tempi l’interesse dei ricercatori si è esteso anche ad altri possibili fattori di rischio per l’insorgenza dei sintomi prodromici oltre a quelli costituzionali ed ereditari.

Casella di testo: Massimo Di Giannantonio,
è professore ordinario di Psichiatria presso la facoltà di Psicologia dell'Università "G. d'Annunzio". Componente del comitato esecutivo e del consiglio direttivo della Società Italiana di Psichiatria e vice presidente della Società Italiana di Psicotecnologie e Clinica dei Nuovi Media, dirige il Centro di Salute Mentale della ASL di Chieti. Fondatore e componente dell'esecutivo della Società Italiana delle Dipendenze e della Società Italiana per la formazione in Psichiatria, è stato presidente del comitato scientifico del 44° Congresso nazionale SIP.

Gli studi sulla doppia diagnosi e sugli effetti delle sostanze tossiche nello sviluppo della malattia schizofrenica ha suscitato negli scienziati altri interrogativi su possibili relazioni causa-effetto. E’ possibile ipotizzare una correlazione tra uso di sostanze e insorgenza dei sintomi prodromici? Esiste una correlazione tra esordi psicotici e doppia diagnosi?

Sulla base di questi interrogativi i ricercatori hanno sviluppato nuove linee di ricerca rivolte ad individuare le possibili correlazioni tra esordi psicotici ed uso di sostanze stupefacenti approfondendo gli aspetti legati alla comorbidità tra diagnosi psichiatrica e diagnosi di tossicofilia. Fino ad oggi, infatti, la ricerca scientifica ha posto la sua attenzione soprattutto sulla vasta area del disturbo schizofrenico e dei segni psicopatologici correlati al suddetto disturbo. Un gruppo di autori ha rivolto la propria attenzione a quei sintomi caratterizzati da segni depressivi, con sintomatologia negativa ed ansiosa, sintomi psicopatologici che sembrano caratterizzare i primi stadi del disturbo. Altri, ancora, hanno investigato la relazione tra l’uso di sostanze durante l’adolescenza e il depauperamento cerebrale nella prima età adulta con le conseguenti disfunzionalità cognitive che ne derivano.

Poca attenzione è stata rivolta alla comorbidità in pazienti con esordi psicotici. Inoltre, si cerca di indagare anche la possibile predittività del consumo di sostanze durante l’età adolescenziale e l’emergenza di sintomi prodromici nella prima età adulta. Tra i recenti studi effettuati tra il 2006 e il 2007 due in particolare hanno analizzato in modo peculiare questi aspetti, ponendosi l’obiettivo di ampliare la conoscenza scientifica su questo aspetto e, di conseguenza poter sviluppare adeguati interventi preventivi. Infatti, come spiegato, precedentemente nella mia trattazione, un riconoscimento precoce dei sintomi prodromici permette anche un intervento altrettanto tempestivo per impedire l’insorgenza della malattia mentale.

Massimo Di Giannantonio,
è professore ordinario di Psichiatria presso la facoltà di Psicologia dell'Università "G. d'Annunzio". Componente del comitato esecutivo e del consiglio direttivo della Società Italiana di Psichiatria e vice presidente della Società Italiana di Psicotecnologie e Clinica dei Nuovi Media, dirige il Centro di Salute Mentale della ASL di Chieti. Fondatore e componente dell'esecutivo della Società Italiana delle Dipendenze e della Società Italiana per la formazione in Psichiatria, è stato presidente del comitato scientifico del 44° Congresso nazionale SIP.

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