venerdì 14 novembre 2014

Adolescenza e Adozione

Adolescenza e Adozione







A proposito dell'autore



Mariangela Corrias
Mariangela Corrias, nata a Milano, psicologa, formatrice, esperta in psicologia dell’età evolutiva, ha lavorato per quasi dieci anni per un Ente Autorizzato, è mamma biologica di due figli. Sito:mariangelacorrias.wordpress.com

Un ragazzo adottato si trova a dover fronteggiare, durante il periodo dell’adolescenza, avvenimenti come l’abbandono e l’adozione, e su questi si sofferma per cercare di rielaborarli e integrarli nel nuovo sè che si sta costituendo.


Maggiore insicurezza
A questa età i ragazzi sentono la necessità di avere un certo controllo sulla loro vita, di sapere che attraverso i loro comportamenti e le loro scelte possono aver successo e riuscire nei loro obiettivi. Acquisire questa sicurezza tuttavia per un ragazzo adottato non è facile: tutta la sua vita è stata determinata da scelte che altri hanno fatto per lui e sulle quali lui non ha avuto nessuna voce in capitolo, dall’abbandono da parte dei genitori biologici, alla scelta dell’adozione fino ad arrivare alla famiglia che li ha accolti. Questa insicurezza può essere anche mascherata da un atteggiamento eccessivamente spavaldo, che spesso sconcerta e dietro al quale è talvolta difficile intravedere la fragilità e il bisogno di certezze.
Rielaborazione dei vissuti abbandonici
I ragazzi che sono stati adottati già grandini hanno facilmente sperimentato maltrattamenti, abusi, e hanno una maggiore diffidenza nei confronti del mondo adulto. Durante l’adolescenza i vissuti infantili riemergono e con essi le emozioni che li hanno accompagnati.
Anche chi è stato adottato da piccolo, tuttavia, deve confrontarsi con le problematiche adottive. Durante l’infanzia il bambino ha una concezione limitata del significato dell’adozione, perchè gli mancano ancora le categorie mentali per

inserire questo fatto in una cornice di senso compiuto. Indipendentemente dal tipo e dall’accuratezza delle informazioni che gli sono state fornite quando era bambino, egli si trova durante l’adolescenza a dover rielaborare gli avvenimenti che gli sono accaduti per comprenderli con una lucidità e una consapevolezza che da bambino non possedeva.

Il bambino tende ad accettare ciò che gli viene detto dal genitore, formandosi uno schema mentale che ha le sue basi su ciò che egli gli dice. Può credere a Babbo Natale e alle slitte, anche se non ha mai visto una renna che vola, o alla religione che gli viene proposta perchè glielo dicono mamma e papà, e così è per tutto ciò che compone la sua vita. E’ solo quando cresce che inizia a pensare e a farsi delle idee personali sul mondo, sui valori che lo reggono e ciò che costituisce la sua vita. Inizia a mettere in dubbio tutto, dalla religione al modo di relazionarsi dei suoi genitori, perchè deve costruire un modo di pensare al mondo personale e a rendersi autonomo dai genitori.
La famiglia
Nei confronti della famiglia i ragazzi adottati durante l’adolescenza vivono una forma di ambivalenza: da un lato vogliono e devono separarsi e affrancarsi dai genitori, da un altro sono ancora molto dipendenti dal clima e dalla relazione che hanno con loro.

Per un ragazzo che è stato abbandonato in fasi precoci della sua vita e ha vissuto in un ambiente dove la relazione con gli adulti era frammentaria e instabile, la costruzione di una personalità e di un sè solido è più difficile e porta con sè fasi di sofferenza profonda.

Verrà facilmente proiettato sui genitori il vissuto frammentario e inadeguato che loro hanno di se stessi, per esempio facilmente vissuti di rabbia che si fa fatica ad accettare in sè stessi vengono proiettati in loro, che vengono considerati colpevoli di una scarsa stima nei suoi confronti o vengono accusati di avere verso il ragazzo comportamenti eccessivamente aggressivi. Può capitare anche che durante l’adolescenza i ragazzi, per potersi allontanare dai genitori, ricorrano ad atteggiamenti ribelli e oppositivi che sconcertano e diventano difficili da accettare e da gestire.

Egli vive inoltre con un senso di colpa nei confronti dei genitori la necessità di autonomia e di differenziazione.

Facilmente proietterà sulla famiglia adottiva problematiche non risolte, vissute nei confronti della famiglia biologica, e nello stesso tempo potrà sentirsi in colpa per questo tipo di pensieri nei confronti dei genitori, dai quali si è sentito accolto e amato. Come tutti i ragazzi, l’adolescente adottato vive la contraddizione tra il bisogno di allontanarsi per cercare la propria identità in altri punti di riferimento esterni alla famiglia, e può vivere piùdegli altri la paura di offendere e deludere i genitori adottivi, perdendo i punti di riferimento e la relazione costruita spesso faticosamente in tanti anni di convivenza.
La relazione con i coetanei
Nella relazione con i coetanei, il ragazzo adottato può essere molto più sensibile dei ragazzi della sua età, anche quando sono ben inseriti nel gruppo. Rifiuti, critiche possono metterlo in crisi, tende ad avere amici intimi con cui il rapporto è molto stretto perchè ciò lo rassicura, può avere atteggiamenti seduttivi e cercare con i suoi comportamenti di attirare continuamente l’attenzione. Atteggiamenti polemici con i professori o in casa, o scelte che preoccupano e sconcertano, possono essere lette anche come tentativi in tal senso. Inoltre il ragazzo adottato è spesso quello che si allontana da una relazione appena c’è un problema, per evitare di sentirsi rifiutato un’altra volta.
Un ragazzo adottato vive dunque l’adolescenza con maggiore complessità: egli sperimenta la tematica dell’identita personale con maggiore intensità, e si confronta con la paura della separazione, che riattiva sentimenti abbandonici mai del tutto risolti.
Riemergono vecchie problematiche
Si riattivano problematiche che sembravano risolte ed emergono nuove domande nella mente del ragazzo: A chi assomiglio? I miei fratelli biologici dove saranno? Parti del corpo e tratti di carattere vengono studiati e ingigantiti, e le domande sembrano senza fine e irrisolvibili: molte informazioni si sono perse, gli stessi genitori biologici non hanno risposte valide e definitive a queste domande.
Per gli adolescenti adottati da piccoli, quando non c’era ancora un’elaborazione mentale e una comprensione chiara della situazione, sono frequenti problematiche relative al proprio corpo, che viene vissuto come sporporzionato e inadeguato.
Quale risposta?
E’ necessario in questa fase che i genitori considerino la diversità della situazione e sappiano accettare che il figlio viva le problematiche legate alla sua età con vissuti specifici diversi da quelli dei suoi coetanei. E’ importante che i genitori non si sentano minacciati dal vissuto del figlio e dalle sue inquietudini, ma si mantengano sereni nella consapevolezza di una relazione conquistata e acquisita, anche se in continua evoluzione e crescita. Questo atteggiamento permetterà

al figlio di vivere ed esprimere i suoi vissuti senza doverli nascondere dietro comportamenti devianti o eccessivamente oppositivi. Appare indispensabile in questa fase curare la relazione col figlio senza irrigidirsi nelle proprie posizioni, mantenendo tuttavia saldi i principi e la trasmissione di valori, che andranno proposti al ragazzo con fermezza e serenità, e aiutarlo a prendere la responsabilità di sè stesso e delle proprie azioni.
La fase adolescenziale appare spesso al genitore come un viaggio in barca durante il mare in tempesta: alcune volte sembrerà di cadere in acqua, ma gli opportuni aggiustamenti permetteranno alla barca di rimettersi in equilibrio e procedere nella vita con sempre maggiore sicurezza.

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