lunedì 24 novembre 2014

L'Innfamia si cancella sul palcoscenico Avvenire 23/11/2014

L'Innfamia si cancella sul palcoscenico

#CEARPES #CooperativaLILIUM

Avvenire 23/11/2014



Nell'opera "Nove petali di loto" la storia della coop CEARPES di Chieti , distrutta da una bugia.






Avvenire 23/11/2014 Mallagiustizian. 2
L'infamia si cancella sul palcoscenico

La giustizia, alla fine, ha fatto il suo cor­so. Molto lentamente, ma lo ha fatto: i 32 imputati sono stati assolti confor‑
mala piena da tutte le accuse. Ma nessun sospiro di sollievo per qu este persone e le lo­ro famiglie: dopo nove lunghi anni, la loro vita è stata azzerata da un sistema giudizia­rio in cui accusa e sensazionalismo media­tico vanno a braccetto, complici la lentezza dei processi e le copie in più quando si evo­cano mostd e misteri e casi da risolvere.12 o - pera di cine-prosa "Novepetalidi loto"
di Mi­
loVallone e Luca Pompei, messa
in scena in
prima nazionale martedì
scorso al Teatro
Fontana di Milano e
ora in giro per l'Italia, è
liberamente
ispirata al clamoroso caso di
malagiustizia
che ha travolto la cooperativa
Cearpes
di San Giovanni »affilo, in provin­
cia
di Chieti. All'epoca dei fatti, un vero e
proprio centro di eccellenza nel centro -sud per l'accoglienza di minori cori gravi e gra­vissimi disagi socio-comportarnentali e psi­chiatrici, utenti in doppia diagnosi, e pro­blemi di dipendenze e psichiatrici. Una realtà che aveva un fatturato di oltre 5 mi­lioni di euro, 100 dipendenti, 50 ospiti in due complessi dotati di tutte le autorizza­zioni
e numerose visite di personalità po­
lltiche
e istituzionali affascinate da un e­
sempio
di accoglienza e cura.
Ma il 2004 e il 2005, l'inizio della fine: pre­sunti casi di naaltrattamenti, fatti emergere ad arte da rappresentanti di realtà concor­renti di Cearpes (e quindi interessate a pren­deme il posto), hanno fatto scattare ripetu­te indaffini che, vessazione dopo vessazio­ne, articolo dopo articolo, hanno cliffusonel­l'opinione pubblica locale l'idea che quel‑
l'esempio virtuoso celasse, in realtà, una ca­sa degli orrori, a discapito di utenti indifesi e fragili. Nel frattempo, cento dipendenti li­cenziati (di cui alcuni tornati nel preceden - te stato di tossicodipendenza e tre morti per overdose), settantafamiglie sul lastrico, pro­prietà messe in vendita, ospiti della struttu­ra disloc ad in altre o abbandonati al loro de­stino, otto milioni di patrimonio perduto, e via dicendo. Eimbattibile "macchina del fango", ancora una volta, è andata pitl velo­ce di quella s orma cchios a, per non dire con­nivente, della giustizia italiana, che ha e­messo i suoi verdetti di assoluzione soia al­l'inizio di quest'anno.
Sulla scia della tradizione del "teatro
civile",
pensato per denunciare
ingiustizie, anche
"Nove petali
di loto" nasce come meticolo­sa operazione-verità per provare ad affian­
care all'assoluzione la dignità delle vittime di questa macchina del fango, ma anche per accendere i riflettori sulla schizofrenia, su come la sicura, sulle professionalità neces­sarie, e aprire un varco sulla malattia men­tale, un mondo che esiste ma che
n on si vuo - le accettare perché ha sempre fatto paura. «I segni di un calvario giudiziario ed uma­no, pure con la completa assoluzione, ci so­no rimasti impressi sulla pelle — spiega Do­minique Quattrocchi, fondatore della coo­perativa Cearpes — e nessuno si è preso la briga di chiedere scusa. Ora che abbiamo ottenuto
giustiziacrediamo di avereildovere
di
raccontare la nostra storia e di chiedere
una completa riabilitazione dei nostri nomi, del nostro passato, del nostro lavoro». «Il fiore di loto — spiega Milo Vallone, au­tore
e attore — è bellissimo ma la sua esi­
stenza
non è così facile. Quando inizia a
germogliare,
si trova sotto l'acqua sporca
di
laghi o piccoli stagni, circondato da fan­
go e melma e tormentato da pesci e in­setti. Ma il flore di loto si fa forza e, cre­scendo, sale verso la superficie dell'acqua per emergere in tutta la sua bellezza. Que­sto spettacolo racconta una storia vera e triste di malagiustizia».

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