sabato 22 febbraio 2014

Adolescenti difficili, autobiografia di una comunità terapeutica per adolescenti,

Adolescenti difficili, autobiografia di una comunità terapeutica per adolescenti, 



Luca Mingarelli
editore Ananke Torino, 2009, pagine 125


INDICE
Presentazione di F. Pazienza
Presentazione di F. Marzano, un ospite della CT
Introduzione
I Nascita ed identità di una CT per adolescenti
II Fare comunità: gli educatori e la vita quotidiana
 dell’adolescente
III Il progetto
IV Strumenti e modalità
V Un caso raccontato
VI La natura come setting educativo-terapeutico
VII Conclusione parziale: alcuni limiti
Appendice I: Frammenti del primo incontro di scambio
 formativo con Carla Marzani e Patrizia Conti
Appendice II: M. Perini: Le istituzioni per adolescenti
 e la gestione dei confini: crescere, curare,
 educare e contenere
Bibliografia


Presentazione di Enrico Pedriali, maggio 2009

Da tempo ormai, anche nel nostro paese, l’interesse per i problemi dell’età adolescenziale ha
stimolato un’elaborazione teorico-clinica di buon livello, ma la cultura istituzionale, intesa come
bagaglio di conoscenze ed esperienze in grado di fornire risposte efficaci e organizzate ai bisogni di
questa fascia d’età, rimane ancora debole per due ordini di motivi.
Il primo deriva dalla tradizione di stampo solidaristico-caritativo che per lungo tempo ha costituito
il modello dominante nei servizi rivolti a questo tipo d’utenza e il secondo è la conseguenza
indiretta del pregiudizio antiistituzionale che in anni relativamente recenti ha sensibilmente frenato
una valida sperimentazione in questo ambito. Ciò nonostante sono proliferate negli ultimi tempi
strutture di accoglienza per adolescenti problematici che sulla base di motivazioni e finalità
variegate si sono definite tout-court Comunità e si caratterizzano per l’eterogeneità dell’utenza, dei
modelli teorici e delle prassi operative.
Non sempre alla bontà degli intenti è corrisposta un’adeguata capacità organizzativa, una decorosa
preparazione degli operatori e una disponibilità a sottoporre a verifica metodologie e risultati.
Questo libro ha il pregio di evitare la pretesa di proporre un modello esemplare e descrive in stile
narrativo lo sviluppo di un’esperienza di Comunità a partire dalle motivazioni del fondatore e del
gruppo dei suoi collaboratori, mettendo a fuoco le linee guida che da quelle motivazioni prendono
origine: Terapia, Educazione, Arte e Natura. Queste quattro direttrici si intersecano continuamente
nelle pratiche della Comunità Rosa dei Venti e insieme concorrono a determinare il progetto
terapeutico globale di ogni singolo paziente.
Se si può dare per scontato che Terapia ed Educazione rappresentino le fondamenta di ogni struttura
che accolga adolescenti con problemi psicologici e sociali, Natura e Arte sono invece entità
inconsuete, il più delle volte trascurate o sottovalutate nella strategia di cura e reinserimento.
Nella prassi di Rosa dei Venti, la Natura offre un canovaccio su cui si sviluppano molti interventi
sia a livello individuale che gruppale e l’Arte viene intesa come espressione di potenzialità da
ricercare e liberare anche nei gesti della vita quotidiana.
Lo stile narrativo del libro facilita la riflessione sia su aspetti culturali di base come quello del
rapporto corpo-emozione-mente, sia su questioni metodologiche come l’impiego dei gruppi e il
rapporto tra psicoterapia e psicoeducazione.
Ogni capitolo offre spunti per un ampliamento del discorso ed evita il rischio
dell’autoreferenzialità.
Non è cosa da poco se si conosce il panorama della Comunità per adolescenti nel nostro paese ove,
non di rado, ci si imbatte nell’approssimazione, nell’eclettismo e nel velleitarismo.

In sostanza il libro fornisce un’idea molto chiara della complessità del lavoro degli operatori, sia a
livello educativo che terapeutico e della necessità di mantenere viva la tensione conoscitiva dei
problemi adolescenziali, sforzandosi di evitare l’automatismo della risposte.
Se si considera la turbolenza ed il carattere di transitorietà di questa età della vita, un approccio del
genere rappresenta un buon punto di partenza per una prospettiva di cambiamento.

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