domenica 16 febbraio 2014

Un compagno adulto in Rosa dei Venti

Un compagno adulto in Rosa dei Venti



D.ssa Romina Alfano
Psicologa – psicoterapeuta in formazione



Questo articolo nasce dalla volontà di condividere riflessioni e fornire eventuali spunti a partire dalla mia personale esperienza formativa e professionale con la Fondazione Rosa dei Venti onlus. La collaborazione è iniziata nel 2010 e, anche se non continuativa, mi ha permesso di seguire per un certo periodo l’evoluzione di un adolescente, che chiamerò Flavio, con problematiche scolastiche che lo avevano fatto incappare in una
crisi evolutiva. L’opportunità di un lavoro integrato tra la mia figura di supporto domiciliare e quella del terapeuta cui l’adolescente era in carico, ha fatto sì che in me sorgessero riflessioni cliniche ed echi teorici. Ritengo particolarmente utile, nella presa in carico dell’adolescente, far uso di interventi plurifocali, offrire più figure di investimento, differenziate per ruolo e stile, così che sia più tollerabile anche l’eventuale vissuto di dipendenza, sempre in agguato. L’integrazione del processo di cura, pur con tale diffrazione, è comunque garantita dal collegamento tra le figure e le risorse terapeutiche, che si coordinano e si confrontano periodicamente, pensando insieme e permettendo così una sintesi delle differenti parti identitarie, frammentate, che il ragazzo può mostrare in vari contesti e a differenti interlocutori, così da fornire un rispecchiamento che favorisca una coerenza ed un’integrazione ad un Sé ancora in costruzione.
La declinazione della mia figura si è inizialmente configurata come un supporto bisettimanale a Flavio nello studio domestico, per un totale di circa 4 ore settimanali, parallelamente ad un intervento terapeutico più tradizionale cui il ragazzo partecipava con cadenza settimanale presso lo studio del dottor Mingarelli. In un primo periodo, fino al settembre 2010, il mio supporto è stato utile nell’ottica di un riavvicinamento del ragazzo all’istituzione scolastica. Una volta acquisita una maggiore fiducia nella possibilità di affrontare in autonomia l’approccio con la scuola, il mio intervento mi è parso, via via, sempre più assomigliare ad un
supporto da “Compagno Adulto”, figura teorizzata dalla Cooperativa Rifornimento in Volo a partire dagli anni ’80 del 1900 all’interno dell’Istituto di Neuropsichiatria Infantile di Roma. Questo progetto intende offrire al ragazzo la possibilità di costruire una relazione significativa di sostegno ed accompagnamento ai compiti evolutivi con un giovane adulto, competente nel campo della psicologia dell’adolescenza e inserito in un percorso di formazione psicodinamica personale e professionale. Come sottolinea Angela Castellano, neuropsichiatra infantile e socio fondatore della Cooperativa sopra citata, “la relazione con il compagno adulto è orientata prevalentemente alla realtà esterna del ragazzo, fa strettamente riferimento al suo contesto ambientale e sociale e si consolida attraverso l’opportunità di condividere situazioni ed attività che fanno parte dell’esperienza concreta nella vita del ragazzo.” Spesso, infatti, pur avendo bisogno di aiuto, adolescenti come Flavio si trovano “nella condizione di non riuscire ad utilizzare una cura centrata esclusivamente sulla parola, trovandosi sbilanciati prevalentemente sul versante dei comportamenti agiti. Per
questi adolescenti, in difetto di capacità simboliche, “fare insieme”, rispondere ad una richiesta concreta, e condividerne l’esperienza, assume un ruolo di mediazione verso la possibilità di accedere ad un primo livello di figurabilità, proprio attraverso l’opportunità di raccogliere e rispondere, prima di tutto su un piano concreto e di realtà, alle azioni ed alle comunicazioni che l’adolescente propone al compagno adulto.” La condivisione delle attività con il compagno adulto svolge inoltre una funzione di supporto narcisistico, del quale mi è effettivamente capitato di rendermi conto, nella quotidianità delle interazioni con Flavio.
“Svolgere le proprie attività alla presenza del compagno adulto, infatti, che si fa garante della continuità dell’esperienza relazionale, di una conflittualità ridotta e di un sostegno affettivo stabile, permette all’adolescente di sperimentare un’immagine di Sé più positiva e di riscoprire il piacere di investire le proprie
capacità nell’affrontare gli impegni e i compiti evolutivi (Ferrara et al. 1994)”. La funzione trasformativa prevalente del mio intervento, quindi, come ben esplicita Castellano, “non risiede tanto nel restituire una funzione pensante, un ragionamento che puntualizza, rinomina, interpreta o corregge, ma nell’ascolto empatico, nel confronto e nel rispecchiamento e soprattutto nell’essere presente. La presenza si configura come una funzione di appoggio al funzionamento psichico dell’adolescente attraverso l’opportunità per il Compagno Adulto di mettere a disposizione il proprio funzionamento mentale direttamente nella condivisione dell’esperienza.” Ho trovato particolarmente formativa quest’esperienza forse anche per il parallelismo tra il funzionamento adolescente e il mio di operatore in formazione; come l’identità del ragazzo è in costruzione, così anche la mia identità professionale è in rimaneggiamento. Davvero arricchente, inoltre, è la possibilità di usufruire di una supervisione, fornita dalla Direzione Risorse Umane della Fondazione, in un’esperienza simile, in cui anche l’operatore necessita di conferme, consigli e sostegno narcisistico.
D.ssa Romina Alfano
Psicologa – psicoterapeuta in formazione

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