martedì 25 febbraio 2014

Associazione C.E.M.E.A. del Lazio
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Stage formativo
“Operatori del tempo libero”
I Livello 
Oriolo Romano 11-13 Marzo 2011





Partecipant
Vittorio Lupinetti
Laura Ferrante

Dall’11 al 13 marzo 2011, presso la struttura residenziale di Oriolo Romano (VT), si è svolta la II parte dello stage formativo per “Operatori del tempo libero” organizzato dal C.E.M.E.A., Centri d'Esercitazione ai Metodi dell’Educazione Attiva.

Durante queste giornate l’attenzione si è concentrata a definire la figura dell’operatore del tempo libero in tutte le sue mansioni e soprattutto nella funzione educativa e didattica.
L’obiettivo principale è stato quello di contribuire alla formazione di quanti sono impegnati, a qualsiasi titolo, in una azione di promozione sociale nel campo educativo.
Anche in questa seconda fase, lo stage ha confermato la sua natura esperienziale che permette, in un tempo minimo e attraverso una varia gamma di attività a carattere espressivo (verbale, manuale, corporeo, musicale, ludico) la scoperta delle proprie capacità sul piano personale e su quello delle relazioni sociali.



L’intera formazione si è contraddistinta per:
·         gli aspetti innovativi di carattere metodologico e contenutistico;
·         il continuo alternarsi ed integrarsi della parte formativa con la parte esperienziale-emotiva nel superamento reale delle dicotomie classiche tra essere e fare, tra sapere e ignorare, tra emozione e cognizione, tra ricerca e intervento in un processo di continua crescita.
Il costante sperimentare e sperimentarsi, insieme agli altri, sui contenuti e sulle tecniche presentate, ha permesso un apprendimento reale, significativo, di competenze e capacità individuali e relazionali, innescando un processo di cambiamento in ciascuno dei partecipanti.
Queste proposte hanno promosso il confronto e la verifica nel rapporto con l'altro attraverso il lavorare insieme, permettendo di riscoprire diverse abilità, di stimolare la creatività personale e di prendere coscienza delle relazioni che intercorrono fra gruppi.
Nei tre giorni di stage, in particolare, sono stati approfonditi alcuni aspetti teorici oltre che pratici, al fine di dare completezza al percorso formativo.
È stato chiarito come le attività svolte debbano rispondere alle caratteristiche di ognuno, tenendo conto dei bisogni della persona e delle sue possibilità.
La didattica appresa in questi incontri e facilmente riproponibile nel proprio ambito lavorativo, viene recuperata dalle tradizioni, attraverso fonti ricevute dall’esperienza lasciata dalle persone precedenti e custodite come un tesoro.

I giochi non sono, dunque, attenti alle mode e molti di essi vengono svolti attraverso il recupero e l’utilizzo di materiali semplici.
Tutti i giochi recuperati risultano il frutto della sedimentazione di esperienze, che vengono rielaborati attraverso una equipe pedagogica, tenendo presente le esigenze del bambino o del ragazzo con finalità legate alla crescita.
Nei giochi scelti, infatti, non c’è mai chi perde o che fa penitenza ma solo eliminazioni temporanee e che non portano allo scarto.

Sono stati ripresentati e ribaditi, inoltre, i principi del Cemea utili e trasferibili nella professione individuale:
-          rispetto e fiducia verso tutti senza eccezione;
-          crescita delle persone in condizioni di fiducia in atteggiamenti non competitivi e non prevaricanti, in assenza di giudizio;
-          apprendimento poggiato sul fare;
-          motivazione ad apprendere e ad agire;
-          formazione integrata della persona, non settorializzata;
-          riflessione dopo le attività per privilegiare ciò che si apprende;
-          importanza data all’ambiente;
-          lavoro in equipe e confronto degli effetti delle attività sugli altri;
-          educazione presente e costante in ogni momento della vita che deve essere considerato con la stessa attenzione.
Un ambiente così pensato, senza schemi e formule predefinite, favorisce l’autenticità ed il dinamismo, non incoraggiando di solito atteggiamenti inadeguati o aggressivi ma , al contrario, permettendo la libera espressività.
Tutto ciò è reso possibile solo attraverso un intenso e costante lavoro di rete che coinvolge molteplici figure professionali, e che si esplica nell’attività di un’equipe di lavoro, che si trova ogni giorno a strutturare le attività, a risolvere problematiche legate al singolo o al gruppo e trovare strategie e modalità di intervento diversificate in base alle esigenze.
L’ultima giornata di stage è stata, infine, predisposta per permettere il libero confronto e la condivisione di idee ed impressioni circa l’esperienza vissuta.
La discussione si è conclusa con la definizione delle caratteristiche che dovrebbe contraddistinguere un operatore che si accinge a lavorare nel sociale.

Un “buon monitore” deve avere una grande disponibilità all’ascolto del singolo, del
gruppo e di se stesso, nella piena comprensione di quello che il gruppo rimanda, assumendosi la responsabilità nei confronti dei bambini/ragazzi che sono sotto la sua supervisione, senza mai tirarsi indietro; deve avere voglia di fare, in una continua formazione su se stesso per aprirsi alla comprensione dell’altro; deve accettare i propri limiti, chiedendo aiuto all’equipe; ma soprattutto deve giocare, divertirsi senza mai dimenticare il proprio ruolo e le proprie responsabilità nei confronti di se stesso e degli altri.




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